Quando si parla di redditività delle nostre aziende agricole si apre un vaso di Pandora. Chi sostiene che non si guadagna niente, e la chiude lì, chi che guadagnano solo quelli che costruiscono stalle grandi come cattedrali, chi che comunque la si voglia vedere non si guadagna mai abbastanza, per lo sforzo che è richiesto. Persino in anni con prezzi del latte nettamente superiori a quelli del periodo precedente ci sono state furiose proteste per il prezzo di gasolio ed altre materie prime, con trattori, bandiere e striscioni. Magari con meno convinzione rispetto al passato, ma con gli stessi ritornelli di sempre.
Il mondo in cui viviamo ed operiamo è abituato alle abitudini, per dire con altre parole il famoso “abbiamo sempre fatto così”. Una di queste è di misurare, e quindi controllare, la propria azienda attraverso le performance tecniche: quanti litri di latte per vacca, che PR, che parto-concepimento e così via.
Solo una piccolissima percentuale delle aziende zootecniche utilizza i due indicatori chiave, che non sono tecnici o misti ma puramente economici. Il rapporto MOL su Ricavi (o MOL%) e, soprattutto, l’Utile di esercizio. Si trovano entrambi all’interno del conto economico, rispettivamente nella riga subito sotto al totale dei costi operativi e nell’ultima riga del prospetto, dopo costi del capitale e tasse.
Il primo è estremamente interessante perché descrive, con un numero, la bontà della gestione operativa, quella di tutti i giorni per così dire. Partendo dal presupposto che è difficile modificare il prezzo di vendita del latte, è sugli altri ricavi – come la vendita di animali – e, soprattutto, sui costi operativi che possiamo agire. Questo prima ancora di buttarla sull’assoluta necessità di fare grandi investimenti. Ottimizzare la gestione operativa è, molto spesso, questione di piccoli spostamenti e molta ri-organizzazione.
Scopriamo, dall’analisi dei benchmark del 2023, che tra l’azienda con costi operativi per litro di latte venduto più alti e quella con costi operativi più bassi passano, reggetevi forte, 23 centesimi. Ripetiamolo insieme, sì, non ci sono virgole sbagliate: 23 centesimi per litro di latte prodotto. Se vogliamo immaginare una cifra in euro, moltiplichiamo 23 centesimi per i litri di latte che produciamo in un anno. 30.000 quintali? Fanno grosso modo 690.000 €…
Il MOL segue di conseguenza: il campione di aziende del 2023 va dal -3% al +34%, mentre il MOL% medio si attesta sul 19%. Spieghiamoci meglio con un paio di paragoni. La Mercedes-Benz, nel 2022, ha chiuso con un ottimo 16,6%. La Pepsi era intorno al 19%, alla rincorsa della Coca-Cola, che si è fermata al 29%. La Ferrari è arrivata al 34,8%, mentre Antinori (Chianti) ha superato il 45%. Che per noi siano questi anni incredibili, con condizioni che non si vedono spesso?
Probabilmente no. Un’azienda che conosciamo bene e che da anni analizza attentamente i suoi costi e i suoi ricavi è stata in grado di mettere da parte una cospicua parte degli utili di esercizio maturati annualmente. Non si tratta di una stalla-cattedrale, non fa produzioni da capogiro, non finisce su nessuna copertina e non ha realizzato investimenti esagerati. Non ha robot di mungitura. È solida, rodata, molto ben organizzata, molto spesso ha rank molto elevati in tutte le voci di costo e ricavo. Per chi non sapesse cos’è, con “rank” intendiamo la distanza dalla media del benchmark: più alto è, meglio è.
Come ha evidenziato alle banche con cui ha avuto contatti per il grande investimento che aveva in mente, ha chiuso gli ultimi 5 bilanci con un MOL% mai inferiore al 25%. Nel 2022 ha superato, e non di poco, la Coca-Cola.
Con questo non intendiamo certo dire che il conto economico fa i miracoli. Diciamo, molto più semplicemente, che traccia la via: i dati di benchmark di cui abbiamo appena parlato hanno evidenziato quanto margine di manovra ci sia, cioè quanti centesimi per litro si possono recuperare dall’operatività più che dalle (sacrosante, per carità) lotte contro il governo o contro chi vorrebbe pagarci il latte meno possibile. Bastano due ore alla settimana in cui sospendiamo le preoccupazioni e ci concentriamo sulla direzione che stiamo seguendo. E che fortuna, non stiamo parlando di costosi master universitari, no, ma di qualcosa molto più alla portata. Volendo, c’è anche chi lo compila per noi e ci restituisce un report dettagliato, con il MOL% e l’utile di esercizio ben evidenziati.
Potremmo un giorno scoprire che Pepsi o Coca-Cola non ci bastano più, noi vogliamo il Chianti!